I saggi Toltechi, gli artisti, i pellegrini eredi del lignaggio di Ketsalkoatl, distillarono nell’essenza del loro cuore le pratiche che permettono all’essere umano di Impiumare il Serpente. Accompagnarono le culture all’arte di Impiumare il Serpente suggerendo la vita quotidiana e la natura come il campo di allenamento ideale per i Guerrieri.
CARLOS JÉSUS CASTILLEJOS
Il percepito una descrizione imparata e modellabile, se vuoi.
L’atto di percepire sempre libero.
Il percettore un mistero contemplando il percepito – il puro mistero.
Carlos Jesùs Castillejos
IL TOLTECA, IL PELLEGRINO DELLA COSCIENZA Tratto da Pratiche Sciamaniche, Il cammino della conoscenza silenziosa A. Comneno e M. Balboni
"Affidati alla Madre Terra, alcuni esseri umani assetati di risposte, ani- mati dal mistero in cui sono immersi, esplorano il ricamo della vita come accertatori delle leggi cosmiche, come sperimentatori. Li definiamo Toltechi 1 , nome che originariamente designava gli abi- tanti di un luogo leggendario chiamato Tollan 2 , capitale Tolteca del- l’antico Messico. Sono chiamati Toltechi, come attribuito o titolo onorifico, gli uomini e le donne portatori di saggezza, dediti alla cul- tura e all’arte. Il Tolteca vive in relazione con la sua famiglia estesa, visibile e in- visibile. È libero da interpretazioni, non si aspetta nulla e non ha paura. Viaggia leggero, per il semplice gusto di viaggiare. Mentre in- spira, s’include in tutto quello che percepisce come realtà manifesta, senza discriminazioni; mentre esala, si dissolve in tutto quello che muore, senza preferenze. Specchiandosi con tutto quello che lo circonda, egli scopre se stesso osservando l’ombra e il lato luminoso di ogni palpito di vita. Consi- derandosi parte del cosmo vivente al quale appartiene da generazioni e generazioni, si confida con l’acqua, riposa sulla terra, cura il suo giardino, parla alle montagne, veglia il fuoco, canta al sorgere del sole e non perde mai l’opportunità di ringraziarne la presenza. Per alimentare le radici della Terra, il Tolteca, cammina il sentiero dei suoi antenati, è consapevole che ogni istante della sua vita ha la stessa porosità di un sogno e per questo è modellabile. Si esercita, quo- tidianamente, a dissolvere lo spazio che intercorre tra lui e ciò che osserva, pratica che lo allena a uno stato di percezione allargato utile a raggiungere il battito che pulsa in ogni forma di vita. Prova un in- finito affetto, una riconoscenza profonda, per la fonte da cui proviene e dedica tempo all’ascolto del dialogo sottile che intercorre nel creato, tra la pioggia e il deserto, la pietra e il mare, l’albero e le nuvole… Sorride mentre, spogliandosi di tutte le maschere che lo separano dal- l’essenziale, combatte l’unica vera battaglia degna di essere vinta da un essere umano: conquistare il proprio cuore. Riflette sulla propria importanza personale, sull’abitudine di ripor- tare l’immagine del mondo che osserva, sempre ed esclusivamente, a se stesso. Nel servire con umiltà dove c’è bisogno, trova il senso della sua esistenza. Si consegna alla vita, offre il suo cuore come se fosse un altare e riaf- ferma il desiderio di morire a se stesso, di accomiatarsi dal conosciuto per intraprendere il volo della libertà..."
I 4 cammini della via Maya-Tolteca – La scuola dello Specchio Forato
L’arte dell’Agguato
La Veggenza
La Ricapitolazione – l’arte di sognare
Il potere dell’Intento
Saluto gli Anziani Stella la cui luce ci accarezza con l’Intento degli Antichi Saluto i messaggeri sole-luna Saluto il corpo dell’insegnamento, sfera di luce, terra ventre del sogno Saluto Don Juan Carlos Castaneda ispirato lettore dell’Infinito.
Sono meravigliose le opere di un Tolteca che va tessendo con fili
luminosi la parola, saltando all’abisso tra pensieri, navigando in
macchie d’olio di emozioni che come offerte fanno risplendere la
coscienza del fuoco nel cuore dell’aquila. Con quante dogane di
sincronie ha dovuto fare i conti, con quante chiamate di attenzione tra
la tensione e il rilassamento, quanti tramiti per un passaporto per
l’infinito. Aspetta cacciatore di sincronie.. è il momento! L’insegnamento
Tolteca risuona in 13 Universi ed è valido in qualsiasi galassia, i
suoi fondamenti sono l’universo stesso. In questi 13 Universi esistono
esseri che anelano tale istruzione. Quantità di esseri inorganici hanno
dimenticato l’ordinamento della libertà totale e schiavizzati dalla
immortalità percepiscono la loro mortalità; quantità di esseri
ossessionati dal potere continuano a battagliare aggrappati ai concetti
che danno loro sicurezza; quantità di esseri paranoici sono
bucherellati dallo stato di allerta naturale dell’Universo che li porta a
sentirsi il centro del mondo, gli eletti; quantità di esseri planetari
imprigionati in mondi caldi e gelati, implorano perché venga loro
ricordato il principio della libertà totale; quantità di esseri cui
nulla li riempie ricercano come mendicanti, anche una goccia d’acqua che
sazi la loro disperata ricerca. L’insegnamento di Don Juan Quetzalcoatl sparge il suo Intento in 13 Universi. Non ti sembra inquietante e meraviglioso mio caro cacciatore di sincronie? E’
necessario parlare del lignaggio apocrifo che spunta spontaneamente
senza antecedenti, del tocco dello spirito, dei guerrieri illegittimi di
padri e madri spirituali oscuri come il mare della coscienza. . Un
germoglio del mistero quando la forza del Lignaggio primordiale di
Quetzalcoatl sembra essersi diluito tra superstizioni e rituali. Una
concessione per questi esseri schiavi nella loro camicia di forza
chiamata forma umana, il Dono dell’Aquila, la libertà totale, esseri
magici che come le avi non lasciano orme al passo del loro volo. È
necessario parlare di un Lignaggio rivitalizzato dalla stessa forza
dell’Intento degli Antichi, intendendo per Antichi agglomerati di
attenzione, cellule di memoria viva, emanazioni che nel piumaggio
dell’aquila adornano la visione, pietre sacre che oggi sono recipienti
di flash che come lampi illuminano le zone scure di un museo. Gli
Antichi travestimenti del Nagual tessuti nei villaggi, battendo nelle
città. Aspetta, non esiste nessun Nagual nel passato remoto di quello
che oggi ti viene in mente. È solo energia che cambia da una forma
all’altra così come la legge lo esprime. È necessario almeno lanciare
il rumore con un po’ di umore e di amore, di una lignaggio la cui
lettura dell’infinito sta muovendo la ruota del tempo, un lignaggio che
risvegliò il fuoco interiore affinché la coscienza splendente forgiasse
il tempio dell’arte del sognare. Sono indubbiamente meravigliose le
opere di un Tolteca, il suo procedere alla percezione del mondo, il suo
muovere il timone nel punto in cui si incassa perfettamente la
percezione per affermare che il “non fare” è la chiave del sacro lato
attivo dell’infinito. Indubbiamente sono meravigliose le opere di un
Tolteca. Nel lignaggio apocrifo si parla del sole come del punto
preciso del corpo della terra, fisso e nello stesso tempo in movimento.
Si dice che tu sia una posizione del punto di incastro e che sei troppo
abituato alla forma umana. Tu sei un sole che non ricorda la sua natura
libera, al servizio di tutti gli esseri e in tutti gli esseri. C’è chi
confonde la mappa con il territorio e così la grande avventura si
pospone più di una volta… Il Nagual possiede una regola per riflettersi
nella Luna e creare tutte le forme. Appare una maglia, una rete di
relazioni, tessute dal ragno, che formano il sogno, consenso collettivo,
dove simultaneamente partecipano tutti gli esseri. Il Nagual vive vite
simultanee. Così si dice. Aspetta per favore cacciatore di sincronie!
Sei un mistero imprigionato nella forma umana, sei un germoglio
originale senza causa, lascia andare una volta per tutte il desiderio
di spiegare il mistero, leggi direttamente dall’infinito orizzonte. Fai
tuo l’istante. Nessun essere può fare la stessa cosa due volte, la
routine non esiste, o esiste solo nel senso dell’Io e l’importanza
personale, la disciplina spirituale non esiste come tale, allo
sconosciuto non puoi arrivare attraverso nessuna tecnica conosciuta
dall’Io o da chi cerca di raggiungere qualcosa. Sei il mistero
posseduto dalla forma umana! Possiamo dire che hai bisogno di un
esorcismo dalla forma umana per scoprirti universo nagual! Fai tuo
l’istante, questa è la vera disciplina dell’attenzione. È necessario
dire che la scienza di Quetzalcoatl, una scienza fuori dal tempo
continuo, ha lasciato in queste emanazioni dell’aquila, tappeti magici
al senza tempo. Un pennacchio di arcobaleno fosforescente lascia cadere
benedizioni affinché il lignaggio continui vivo e universale,
oltrepassando regionalismi strutturali, dèi formali e informali,
incantesimi dietro al profitto personale come se la borsa valori delle
porte della terza attenzione fosse retta da tendenze prevedibili,
dissolvendo la sua cultura nel nagual. Dei tappeti magici che portano
al senza tempo, di questo vorrei parlare, ma la mia destrezza a volte
si veste di pigrizia e non posso che emettere incoerenze, come per
affermare che a volte una linea scritta può saltare nella tua
percezione, che una parola può spogliare la sua essenza luminosa e
saturare l’intelletto fino a inchinarsi umilmente con un “non capisco”
davanti al mistero. Il lettore dell’infinito impara a leggere tra le
linee, tra le parole, tra le lettere, lì dove spunta la conoscenza
silenziosa. La conoscenza silenziosa germoglia allo stesso tempo
della coscienza dell’essere e lì c’è la pienezza del nagual. Tutto il
suo agire senza sforzo è pieno di impeccabilità. Non c’è tempo perso.
Qualcosa sorge e qualcosa di dissolve ogni istante così che il seguente
germoglio della conoscenza silenziosa non ha antecedenti e il seguente
momento di percezione non lo puoi abbordare con il bagaglio della
percezione anteriore. Aspetta per favore. Il Nagual è percezione diretta
della luce che germoglia spontaneamente vicino alla conoscenza
silenziosa. Allora i tappeti magici che portano al senza tempo come
conglomerati di attenzione, sono le pratiche impregnate dell’Intento
degli Antichi, Saggi nella libertà totale, e come una lente di
ingrandimento permette che le emanazioni solari accendano il fuoco della
coscienza. I praticanti sanno che non sono mendicanti dietro molliche
di luce da conservare e proteggere a tutti i costi, per lo tanto la loro
pratica è l’arte dell’offerta all’universo , qualunque obiettivo si
voglia personalmente raggiungere. I praticanti sanno che ogni gesto del
corpo, parole, mente della vita è un passo magico. I praticanti sanno
che la convivenza della vita e della morte è solo un percezione
momentanea dell’accordo sociale. Possiamo dire che un vero praticante
si rende conto in prima attenzione che una gran quantità di energia
vitale è utilizzata in sostenere la moda dei tempi, il condizionamento
sociale, un rumore continuo dove si valorizza come un Dio il contenuto
del Pensiero-emozione. Esseri arrogantemente intelligenti elaborano
discorsi sui contenuti dei pensieri, le emozioni, le filosofie, la
psicologia, le terapie, le religioni, concetti che si interpongono come
un abisso che quasi nessuno si lancia a saltare per percepire
direttamente l’essenza come energia radiante. La distanza tra soggetto e
oggetto è abissale. Il sentimento della separazione è la prima
malattia da curare. Di colpo nella seconda attenzione ci rendiamo
conto che il nostro senso del tempo, della distanza, della sostanza
degli oggetti inizia a diluirsi,,, i profughi dell’esito sociale della
prima attenzione ora cercano di diventare yogi famosi della seconda
attenzione. La mente inversionista cerca di allearsi per continuare a
progredire, perfettamente installata.. nessuno le da un colpo per
spostarla dal tempio. Un colpo di silenzio, uno scoppio del tuono. È
dura la fissazione della seconda attenzione, le visioni, i sogni,
spiriti, appaiono più reali e più saggi che qualunque soggetto- oggetto
della prima attenzione, c’è una gran quantità di praticanti dipendenti
dalle esperienze visionarie che cercano di ripeterle più volte come chi
fuma una sigaretta dietro l’altra. Ci sono altri praticanti che
ricordano che ogni esperienza è irrepetibile e lasciano andare le
visioni, gli alleati, le piante magiche, i rituali propiziatori e gli
altri esseri dimensionali con i quali hanno relazioni. Se gli alleati
necessitano qualcosa, niente di più prezioso che l’insegnamento della
liberà totale. Non trovo più gli amici in Ixtlan, sono come fantasmi,
la cittadella dell’importanza personale è evacuata, nella prima
attenzione si è cancellata la storia che aveva volti di personalità. In
qualche parte del cammino l’attrattivo della seconda attenzione si è
sciolto, è stato offerto, la cittadella dell’importanza spirituale è
evacuata, nella seconda attenzione si scioglie la storia che aveva
volti di divinità. La barriera tra soggetto e oggetto diventa sempre più
sottile. Una realtà diversa nasce nella tua quotidianeità. Molto bene,
mi stai seguendo caro cacciatore di sincronie… Il da farsi e la
ricapitolazione è la medicina con la quali alleggerisci la tensione e
sciogli la prima attenzione. Nell’aspetto di attenzione raffinata prendi forma nel giaguaro. Il
sogno è la medicina che alleggerisce la tensione della seconda
attenzione . Lì appare il cervo come recipiente trasformatore . Il filo
dell’intento lo porta il serpente fino all’aquila della terza
attenzione. Così Quetzalcoatl ritorna piccolo come un colibrì-lampo che
rapido risveglia il fiore e il miele della coscienza. La tensione che
esiste è semplicemente la dualità. Il soggetto osservatore separato
dalla esperienza sia essa oggettiva o soggettiva. Puoi forse
percepire le trasformazioni della Unità Nagual nella Università della
Coscienza? Immagina almeno! Nel senza tempo l’osservatore sparisce,
l’osservato sparisce e comunque continuano ad apparire le trasformazioni
dell’energia così come lo dice la legge in una maniera o nell’altra.
Scopri l’Unità del lato attivo e passivo dell’Infinito. Tu sei questa
unità, lettore dell’infinito. Un giorno il lettore e la lettura
svaniscono e malgrado ciò, nel fascio di luce della lampada continuano a
disegnarsi tutte le vocali, le consonanti fino a formare frasi e capitoli per ricapitolare, e battezzano e confermano l’energia nel mondo delle forme. CI
sono molte forme di ricapitolare, però essenzialmente si tratta di
diluire la credenza delle orme del tempo continuo, svuotarci di
impressioni sensoriali, memorie dolorose o piacevole incistate e che
danno continuità alla storia che ci descrive nella forma umana. Questa
storia che ci fa pensare che il bimbo ha a che vedere con l’adulto di
oggi; una storia che costruiamo unendo frammenti per trovare una causa
che riduca la terribile perplessità di essere un mistero.
- evocare emozioni e attuarle fino a restare esausti – piangere,
ridere, cantare, gridare, saltare, correre, litigare, giocare, danzare…. - Offrire le memorie al fuoco o a un altro elemento della natura e non voltarsi indietro. -
esalare muovendo la testa da un lato all’altro della spalla e diluire
l’immagine che fu evocata, come chi passa un cancellino su uno scritto
della lavagna - Usare un cristallo di ametista nel palmo della mano ed evocare giorno dopo giorno la purificazione della memoria cellulare. - Alcune pratiche si realizzano all’aria libera e altre preferibilmente nell’oscurità. - Alcuni guerrieri hanno praticato in un confessionario cristiano la loro ricapitolazione - Si raccomanda la ricapitolazione come una “limpia” della giornata prima di addormentarsi - la attenzione su ciò che si sta facendo si riscopre come la moltitudine dei travestimenti del nagual - L’Io si dissolve, la storia personale è cancellata -
L’arte di porgere offerte ai guardiani della ruota del tempo,
pensieri-emozioni-esperienze con rappresentazioni fisiche come candele,
specchi, alimenti, forme geometriche - La ricapitolazione diventa sottile, automatica quando chi attua scopre la vita-morte dell’esperienza in ogni istante. -L’attore
necessita attivare la unità del fuoco interno nel basso ventre
praticando la respirazione di Huehueteotl. Con il fuoco della coscienza
risvegliata può alimentare e consumare qualsiasi esperienza. - I
divoratori di energia acquisiscono vita nei meandri della mente
condizionata. Coloro che volano svaniscono dal campo percettivo quando
l’io si dissolve. - l’Attore al mimetizzarsi con la natura impara
l’arte di ridistribuire l’energia nel suo corpo. Con movimenti forti e
soavi, con le sue pause di rilassamento profondo la condizione del
benessere nella forma viene percepita. - Ci sono varie forme per
praticare il sogno, ma in essenza significa entrare all’universo delle
trasformazioni nagualiche, il punto dove si incassa la percezione
fluisce con facilità e saltare alla luce fino a fondersi in lei senza
perdere la coscienza dell’essere diventa un’arte. Non ci sarà più un
soggetto separato dall’oggetto. La luce e le sue trasformazioni nella
forma sono Unità. - la pratica del bruco: In un sacco a pelo fatto
dei cinque colori, la ruota del tempo, si addormenta il praticante. Il
sacco a pelo si realizza in cotone per luoghi caldi e in velluto per
luoghi freddi. La pratica si realizza nei 4 giorni di luna piena
seguendo il corso e il ritmo delle tredici lune. Nel cuore si visualizza
l'atlante tolteca di Tula e lo specchio farfalla nel petto. Il
praticante dorme rilassato in questa immagine. - La visualizzazione dei glifi della ruota del tempo maya prima di dormire, disegnarli, colorarli. -
La pratica del giaguaro. Lo spazio dove dormi si visualizza come la
testa olmeca tra le sue ciglia porta una pietra verde. La tua testa
diventa una testa olmeca e dormi in questa immagine. - Il guardiano
del sogno. La posizione è simile a quella di mictlantecuhtli che si
realizza mezz’ora prima di dormire con una respirazione soave e lenta
nella esalazione. Visualizza un mare azzurro scuro e all’orizzonte una
stella che si avvicina e si allontana dal tuo naso. -per chi pratica
il sogno è importante contemplare fonti di luce come il sole , la luna,
le stelle con gli occhi semichiusi , con gli occhi chiusi farsi un
massaggio soave sulle palpebre in direzione della fonte di luce. -
massaggiare le porte del sogno con essenze aromatiche principalmente i
polpacci e la parte posteriore dei muscoli, i reni, dietro al cuore, la
nuca, la fontanella, il terzo occhio e afflosciare la cassa toracica - - La pratica di Chalchiuitlicue. Si visualizza nel cuore uno specchio o tunnel da donde scaturisce acqua luminosa. -
La pratica di Kukulkan. Una piccola piramide cristallina si visualizza
nel centro del cuore irradiando un piumaggio di arco iris. - Pratica la unione dei fatti e nei sogni vivi la tua quotidianità, sono episodi di un sogno. - Pratica la fusione con i 5 elementi fondamentali della natura: terra, acqua, fuoco, vento, spazio. - Offri ogni mattina i tuoi sogni, non appropriarti di essi. Se sono sogni non richiedono interpretazione. - I sogni di chi non pratica in generale sono come una diarrea mentale, producono un alleggerimento. - Il sogno sparisce quando ti svegli. Le
pratiche del fare cosciente e del sogno sboccano nel non fare… Il
Nagual è il Maestro della azione senza sforzo. Le pratiche non hanno una
sequenza lineare, ognuna di esse si completa in sé stessa, un gesto
dello spirito, un tappeto magico verso l’infinito. Lo comprendi
cacciatore delle sincronie? Tutto ciò che ora leggi mi è stato
raccontato e cantato in una dogana dell’infinito, non sorge dalla “mia”
ispirazione, ma dall’Intento degli Antichi Nuovi e postmoderni Veggenti
ai quali rendo omaggio di ringraziamento in questo scritto.
Queste sono pratiche essenziali della Scienza della Coscienza di
Quetzalcoatl, che i praticanti siano benedetti per l’Intento di questi
agglomerati di attenzione e che scoprano i frutti luminosi della
Coscienza.
Ps: Per coloro che siano interessati in alcune fonti
per consultare, vi invitiamo a leggere il libro che venne dal Mare, il
Popol Vuh e gli annuali dei Cackchiqueles dove si possono trovare
riferimenti ad alcuni lignaggi apocrifi che rivelano lo splendore della
coscienza e che sono passati al lato sinistro dell’aquila senza far
tanto rumore, in profondo silenzio, agli albori della umanità, giusto
prima che la luce si manifestasse.
Carlos Jesús Castillejos V. Chichilcuautli.
UN RACCONTO Carlos Jesus Castillejos.
"Quando abbiamo detto a Don Cruz che saremmo andati a Virikuta con l’anziano Pedro ci manifestò la sua preoccupazione: “State attenti con Pedrito….. Voi gli credete perché vi sembra gentile e buono, ma se lo “vedeste”, sapreste che è un "cabron". Se non state attenti vi frega! Non
avete idea con chi vi state mettendo. Andare in un luogo di potere con
un uomo di conoscenza è una storia seria, non prendetela alla leggera.
Se andate con lui al deserto per pura ambizione… poi non dite che non vi
ho avvertito..!”
Incredulo per l’esagerazione delle sue parole, gli chiesi: “Le sembra prematuro il nostro interesse di andare al deserto con l’Abuelo Pedro? Ci sta suggerendo di non andare?"
All’alba del 4 febbraio del 2003 prendemmo il cammino verso il nord. Al tramonto ci incontrammo nel deserto, nel luogo accordato, con l’Abuelo Pedro.
“ Stupidi, siete arrivati tardi! È pericoloso andare di notte da
queste parti a meno che non si conosca molto bene il terreno!” Questa fu
la sua dichiarazione di benvenuto
Senza perdere tempo guardò il contenuto dei nostri zaini, ritirò pile
portatili e tutti quegli oggetti che gli sembravano inutili per il
viaggio. Ci indicò il luogo che ognuno di noi doveva occupare nella fila
del serpente-camminante e ci condusse per sentieri sconosciuti e
appena visibili all’interno di Virikuta. Dopo aver camminato per tre
ore in completo silenzio, arrivammo a un luogo che sicuramente gli
apparve indicato per passare la notte. “Cercate di riposare perché
domani sarà un giorno “allegro”. Se vi svegliate per orinare state molto
attenti a cosa pestate. Questo luogo è infestato da serpenti e
scorpioni” affermò in tono drammatico prima di cadere in un sonno
profondo.
Io mi misi nel mio sacco a pelo y non uscì da lì fino al giorno dopo.
Don Cruz non rispose e rapidamente sviò la conversazione.
Chiacchierammo per varie ore di cose diverse. Prima di ritirarsi disse
con solenne serietà: “Pedro è un personaggio, un autentico archetipo
della tradizione indigena viva, un codice incarnato della leggenda! Se
accettate il privilegio di camminare con lui non avete altro rimedio che
accettarne le conseguenze, come guerrieri. Prima o poi saprete che la
sfida fisica che questo richiede è estenuante e che seguire i suoi passi
tra i “picchi” più bianchi del sublime e gli “abissi” più oscuri del
grottesco è un’avventura percettiva devastante”
Con gli anni ho comprovato che le parole di Don Cruz erano fondate e
che con giustificata ragione pretendeva avvertirci di andare con cautela
con Don Pedro.
Dall’alba camminammo per il deserto verso Bernalejo. Il sole cadeva a
piombo a mezziogiorno. Don Pedro diminuì il passo e si mise in un bosco
di Mezquites, indicandoci a segni di collocarci in cerchio sotto
l’ombra di un albero. Noi pellegrini approfittammo del respiro per idratarci, come fanno alcuni semi, e ci prendemmo cura dei nostri piedi: “
La prossima volta faccio caso a Don Cruz e ci penso due volte prima di
venire! Che bisogno ho, io, di andare dietro ai passi di questo vecchio
pazzo e tiranno!" – mi reclamavo mentre cercavo di curarmi le vesciche
dei piedi ereditate dalla “passeggiatina”. Dopo alcuni attimi mi arrabbiai con me stesso con maggior enfasi: “sono un idiota! Potrei starmene in pace a casa mia invece di essere in questo inferno a 45 gradi cercando latte dai serpenti!” Vinto dalla stanchezza dormii per poco più di un’ora.
Quando mi svegliai Don Pedro aveva già acceso un piccolo fuoco al centro del cerchio. Lentamente
e con gran rispetto lo alimentava con legna secca. Lo osservai per
lungo tempo, la sua maniera di trattare il fuoco e di parlargli mi
sembrava strana. Non avevo mai visto nessuno farlo così. “Giusto
quello che mi mancava, definitivamente questi indios sono rimasti nel
neolitico. Non hanno superato il paganesimo! Non può essere che nel
ventunesimo secolo ci siano ancora uomini che adorino il fuoco!”
mormoravo a voce bassa dentro di me mentre osservavo quello che mi
appariva come uno spettacolo folcloristico.
Allo stesso tempo, stranamente, quello che guardavo mi appariva
meraviglioso e commovente. Una parte di me giudicava implacabile con la
ragione, mentre un’altra si arrendeva davanti a questo “qualcosa”
meraviglioso e commovente, che appariva lì così originale e sconosciuto. Quando tutti i membri del gruppo si erano incorporati al cerchio, Don Pedro disse con voce dolce:
“Ci sorprende nel deserto, su una montagna, nel mare. Ci sorprende
qui in una cerimonia. Ci sorprende in città. È questo presente al quale
giriamo intorno tra passato e futuro, quello che è qui, proprio adesso!”
Guardava come se fosse accecato dal fuoco, come se volesse decifrare
qualcosa. Sembrava non avesse fretta. Collocava un legno a sinistra, un
altro a destra. Poi, dopo un lungo tempo continuò: “Ci sono luoghi
che catalizzano il presente, che ci attraggono, ci chiamano per farci
rendere conto di come saltiamo dal passato al futuro. Virikuta è uno di
questo posti, è una terra magica, un ponte, una calamita verso questo
presente. È uno specchio di terra pura le cui dimensioni non possono
essere raggiunte dalla percezione sensoriale dell’uomo “comune”,
dell’uomo “moderno-civilizzato”. È come dietro la scenografia del mondo
stabilito, simultaneamente sta succedendo tutto: qualcosa di incredibile
da vivere, qualcosa di meraviglioso da comprendere, qualcosa di vero
che ci sta aspettando” Si alzò di scatto ed estendendo le braccia esclamò con voce potente come se volesse svegliarci: “ è questo qualcosa, questo presente che voi stessi vivete qui e ora così naturalmente in questo preciso momento!” Si
sedette di nuovo e collocò il suo dito indice sulle labbra per
chiederci assoluto silenzio, poi con lo stesso dito picchiettò il suo
orecchio sinistro per chiederci di ascoltare con totale attenzione. “ascoltate la voce della terra, il canto e il cuore dei nostri antenati “ sussurrò varie volte a voce bassa.
Non mi spiego come un nonno come Don Pedro possa avere tanta forza fisica ed intellettuale. Per
tanti anni con lui abbiamo pellegrinato per le montagne, la selva, il
deserto e il mare. Ogni volta l’umiliazione fisica sofferta è presente;
neppure i più duri del gruppo gli stanno dietro al passo. Cammina e
corre come un giovane cervo tra le piante di governadora, i cactus e le
spine del deserto; si muove con l’ agilità e la sagacità di un giaguaro
nella selva. Nel territorio della ragione è un uomo con una
intelligenza prodigiosa. Si burla frequentemente beffardo delle
difficoltà che affrontiamo noi per seguirlo, qui non hanno valore le
lauree, i libri scritti, gli articoli pubblicati, il prestigio
professionale né la posizione sociale.
Don Pedro quasi non si mosse. I legni che aveva collocato si consumarono poco a poco.
Quando rimanevano solo le braci continuò il suo discorso usando “quel
tono” così particolare che piano piano riconoscevo, con gli anni,
quando lui “dà la parola” alla coscienza che nasce dal presente.
Coscienza che lui ed altri Abuelos chiamano “lo spirito”. “Virikuta
come luogo geografico è uno specchio per guardarci o per fare in modo
che quello che chiamiamo lo spirito si guardi attraverso di noi”. Perché
così come lo spirito usa questa pianta, questo alberello, questo
insetto per guardarsi nel mondo, si osserva anche attraverso ognuno di
noi. Nella stessa maniera in cui noi tentiamo di guardarci nello
specchio della natura”.
Rendendosi conto della nostra sorpresa davanti alla sua ultima
dichiarazione, si volse verso il gruppo e disse con squisita ironia: “
Mentre persone così “preparate” come voi si prendono il tempo per
ripassare le mie parole e capire o delucidare se nel mio ragionamento ci
siano dei fondamenti e-pi-ste-mo-lo-gi-ci, vado a orinare!” La dichiarazione del vecchio e la sua enorme capacità di saltare dal sublime al grottesco ci provocò una attacco di risa. Don Pedro si nascose tra gli alberi a orinare. Mentre lo faceva iniziò a cantare con voce divertente imitando a “Los Panchos”:
“Siempre que te pregunto (Ogni volta che ti chiedo) Qué cuándo, cómo y dónde (quando, come e dove) Tú siempre me respondes ( tu sempre mi rispondi) Quizás, quizás, quizás (Chissà, chissà, chissà).
Y así pasan los días (così passano i giorni)Y yo desesprando (ed io, disperandomi) Y tú, tú contestando (e tu, tu rispondendo) Quizás, quizás, quizás ( Chissà, chissà, chissà)”
Uscì dai rami e si sedette di nuovo per confrontarci con forza : “voi
pensate di sapere molto, bastardi, perché siete laureati, siete
professionisti o imprenditori. Alcuni di voi arrivano anche presumendo
di aver camminato per anni con altri nahuales di tradizione indigena”
Indicando il fuoco e guardando il deserto esclamò: “vi assicuro che di questo libro e di questa università non sapete assolutamente nulla! Il
vostro problema è che vi sentite così importanti e siete così sicuri
che un povero indio ignorante come me non ha nulla da insegnarvi. Mi
viene voglia di lasciarvi qui nel mezzo del deserto per farvi vedere
quanto siete “grandi”! Stette in silenzio per qualche minuto. Poi si alzò e suonando uno strumento immaginario iniziò a cantare di nuovo:
“Estás perdiendo el tiempo (stai perdendo il tempo) Pensando, pensando (pensando, pensando) Por lo que tú más quieras (fino a quando lo vorrai) ¿Hasta cuándo? ¿Hasta cuándo? (Fino a quando, fino a quando)?
Y así pasan los días (e così passano i giorni) Y yo, desesperando (ed io, disperandomi) Y tú, tú contestando (e tu, tu rispondendo) Quizás, quizás, quizás” (chissà, chissà, chissà)”
La sua eleganza e l’impeccabile imitazione ci portarono a un caos collettivo. Appena riuscimmo a contenerci Don Pedro disse: “Voi che siete così colti, così saggi, così eccellenti, ditemi come facciamo a risolvere questo mistero?”
Nessuno rispose né una mezza parola. L’Abuelo rimase a guardare l’orizzonte con gli occhi semi chiusi e alla fine disse: “
Che doloroso è guardarci in questo specchio – Madre Virikuta – che sei
una con noi tutti e non poter incontrarci, né ascoltarci, né vederci! C’è
nebbia che impedisce rivelare i nostri veri volti molto più in là delle
maschere della falsa identità. Siamo qui per guardarci in questo
specchio e comprendere fino a che punto siamo rimasti prigionieri tra il
passato e il futuro, senza libertà, per entrare nel presente e rivelare
il nostro vero viso. La nebbia tra di noi e lo specchio ci impediscono
di guardarci in forma naturale e si manifesta un abisso che separa la
testa, la parola, il cuore e le mani dell’Uomo. L’”uomo comune”
intenta vanamente e infruttuosamente penetrare il mistero attraverso la
ragione, mentre l’”uomo risvegliato” accetta la sfida di camminare senza
cercare: senza cercare esattamente “qualche cosa” da trovare perché
generalmente questo “qualche cosa” lo compromette con quello che
immagina di dover trovare, qualcosa che ha già conosciuto in qualche
momento. In questa maniera sarà condannato a trovare quello che già
conosce, incluso sé stesso, in questo già conosciuto!”
Don Pedro non disse altro. Si alzò e ci condusse fino ad abbandonare
il bosco di mezquites. Non avevamo camminato che pochi minuti quando
l’Abuelo si arrestò, si voltò verso il gruppo e ci gridò a pieni
polmoni: “Siete veramente stupidi! Se non capite almeno cantate!”
Pablo al violino, Roberto alla chitarra, Paulina alla jarana, la
Serpente cantando e attraversammo il mistero: cammini di Virikuta.
“Siempre que te pregunto (ogni volta che ti chiedo) Qué cuándo, cómo y dónde (quando, come e dove)
Tú siempre me respondes (tu sempre mi rispondi) Quizás, quizás, quizás. (Chissà, chissà, chissà).
Y así pasan los días (E così passano i giorni) Y yo, desesperando (e io, disperandomi) Y tú, tú contestando (e tu, tu rispondendo) Quizás, quizás, quizás. (Chissà, chissà, chissà).
Estás perdiendo el tiempo (Stai perdendo il tempo) Pensando, pensando (pensando, pensando) Por lo que tú más quieras (fino a quando lo vorrai) ¿Hasta cuándo? ¿Hasta cuándo?” (fino a quando? Fino a quando)?
Carlos Jesus Castillejos
Traduzione Alessandra Comneno
CAMMINANTE DEL TEMPO
Navigare nel tempo... di cosa si tratta?
Abbiamo letto il Computo del Tempo, un aiuto per vedere,
il libro della fortuna di ogni essenza. Conosciamo il suo funzionamento
finchè un giorno ci si rivela l'essenziale: tutti siamo di passaggio
perchè siamo viaggiatori nel tempo dove un secondo di pienezza è eterno
come un milione di anni. Una stella si innamorò di un umano ma il
passaggio dell'umano fu così breve, la stella lo aveva appena preso per
la mano, quando la vita umana se ne stava già andando. Così comrpese la
stella il valore dell'istante umano e l'umano il valore dell'amore quasi eterno di una stella. (Voci Maya di C. Castillejos, inedito)
2. Nell'effimero di ogni nostro passo, facciamo medicina di canti e
fiori che aprono le loro corolle seduttrici, le svuotiamo per ricevere
la pioggia, saggia benedizione del Grande Silenzio. Pioggia dell'estate,
calda como il fuoco, che chiamiamo Spirito Santo che sazia l'attesa di
un deserto che acclamava senza risposta. Con pazienza, perseveranti,
senza fretta, respirando pienamente, facciamo onori alla Tartaruga. E'
longevo il tempo effimero. Il radar del nostro cuore sa dove si trova la
spiaggia del nostro focolare primordiale. Intanto facciamo finta di
essere morti, galleggiamo rilassati al ritmo delle maree cosmiche.
"... fece Ixmucané nove bevande, e da questo alimento provennero
le forze e (si formò) la massa del corpo e con lui si crearono i
muscoli e il vigore dell'uomo... di mais giallo (il sole) e di mais
bianco (la luna) si fece la carne, di massa di mais si fecero le braccia
e le gambe dell'uomo... furono dotati di intelligenza, videro e si
estese la vista, riuscirono a vedere, riuscirono a conoscere tutto ciò
che c'è nel mondo". (Popol Vuh)
3. Lo spirito protettore del cervo ci allerta contro il s.i.p.
(sindrome di illuminazione prematura), perchè se qualcuno testimonia in
se stesso la illuminazione, sta facendo falsa testimonianza. Quando mi
rendo conto di essere illuminato, non sono illuminato. Qualcosa muore
davanti alla paura, alla chiarezza arrogante, al potere controllante
sciamanico, alla vecchiaia che conclude. Senza la morte, come sacro
ufficio, la resurrezione protettrice, nell'alito del cervo, è solo una
fantasia. La comunione è smettere di essere questa cosa stravagante e
iper-attuata.
4. E' nello spirito del cervo che comunica il protettore del maya
wirrárika. La sua pelle, cuore esteso fino all'estremo, alza la
percezione del mondo alle quattro direzioni. Per questo diciamo nella
formula rituale: questo è il corpo del mondo – quel che si vede anche
senza occhi fisici – il suono del cosmo – quel che si ascolta anche
senza udito fisico - il respiro dello Spirito – ciò che si nasconde sul
volto tra piume verdi e azzurre – associato con Manik il passo del
respiro/ spirito, come culturalmente il fiore del nagual.
5. Strappa l'erba incolta percettuale dal campo coltivato o lascia
che sia strappata dal flusso incontenibile dello spirito. A meno che tu
sia un contorsionista, ci sono aree del corpo che non arrivi a
grattarti. Allora, fai arrendere il tuo orgoglio e chiedi aiuto. Cura il
campo del respiro agitato, le aritmie cardiache.
6. Lo spirito va sempre di più verso la luce. La parola offerta
all'alba, diventa contundente a mezzogiorno. Se all'alba volevi
interpretare i primi balbettii del linguaggio attraverso la ragione, a
mezziogiorno ti cade il cielo addosso e le tue facoltà percettive si
arrendono davanti all'ovvia visione del flusso dell'energia, le forme, i
pensieri liberi da interpretazioni. Così lo spirito del cervo apre le
sue ali e sembra un''aquila reale.
7. L'aquila reale estende le sue ali nel cielo, la tartaruga naviga
nel grande mare. Il cielo limpido emana un vapore temascalero dove le
nuvole invocano la pioggia rinfrescando tutta la vita. Qui è dove si
dice: "il mare e il cielo sono azzurri uguali... come se fossero un
numero sei...
8. I viaggiotori nella coscienza/tempo hanno scoperto attraverso i
loro frequenti pasticci che la percezione passava da diverse tappe che
descrivevano come una cartografia, una mappa, che rincorreva le
sincronie, una serie di auguri ove il viaggiatore apprende a orientarsi
attraverso i riflessi, nella natura oggettiva-soggettiva. Considerate,
nel seguente esempio, gli errori inerenti a tutte le descrizioni lineari
e graduali, perchè alcune luci potrebbero accendersi nel lettore
prespicace.
Cartografía Maya-Tolteca per l'esplorazione della coscienza.
Il fiume della morte-Miktlàn è dove si rompe l'ubriacatura dei sensi.
L'energia dell'universo taglia i condizionamenti dove Temiktli, il
sogno di tipo umano, si manifesta. Il mondo dei felini si rivela e il
cane è un alleato fedele. Si disintegrano le nove coscienze e le energie
possono essere molto dense mentre si accomodano al nuovo stato.
L'abbaiare dei cani, il brusio delle api, l'andare delle formiche, il
suono del caracol, l'oscurità, il freddo, il fuoco, sentirsi divorare da
un felino, visualizzare un fiume di pus e sangue, la pallidezza delle
ossa, il volo del pipistrello, il serpente che si arrotola su se stesso,
le punture di scorpioni, i ragni, le zanzare. Per avvicinarci un poco
alla informazione contemporanea, è come parlare di forze caotiche
dell'incoscio individuale e collettivo. Quando si raggiunge quel punto,
si consiglia di rifugiarsi nell'occhio dell'uragano, rilassati e
coopera. È come essere nel ventre, nelle radici dell'albero sacro.
Ci rendiamo conto quanto i nostri sensi siano ubriachi? Perchè se mi rendo conto che sono ubriaco, allora non sono ubriaco.
Qual è il Miktlàn della tua propria vita dal quale non hai potuto distaccarti?
Sogno o realtà?
La cintura lunare-Tlalokan è dove la coscienza fa sogni fioriti. Temixochitl: una sensazione di leggerezza sorge al distaccarsi dalla pesantezza del sangue-ossa del Miktlàn. Si
respira dalle budella con profondità e rilassamento. Possiamo
descrivere la sensazione di essere stati a punto di morire e poi
salvati. È un momento molto delicado perchè potremmo percepire la
possibilità di cadere in un eccesso di fiducia. Ci intratteniamo con i
suoni degli uccelli, il movimento del vento tra gli arbusti, le immagini
e i canti devozionali.
Le sincronie tra un gesto, un pensiero e la sua risonanza nella natura diventano attraenti. E'
un sogno fiorito dove i viaggiatori soccombono davanti all'accensione
dei segnali attribuiti letteralmente allo spirito. Persino la cintura
lunare ci continua ad accompagnare, persino gli escrementi sembrano non
puzzare tanto. È qui che raschiamo il ventre terrestre perchè il seme
prenda la sua prima boccata d'aria.
Qual è il tuo Tlalokàn quotidiano, il sogno illusiorio che non vuoi lasciare andare, la comodità dalla quale non vuoi muoverti?
Qual è la motivazione reale per la quale vuoi estrarre i segreti dallo spirito?
Un po' di potere, di riconosciemtno, di affetto, di accettazione, di guarigione nascosta?
Nello spazio solare- Tonalokan, la coscienza si presenta come
Neltemiltli, il sogno vero. Questo è il luogo dove le immagini si
scoprono come frequenze vibratorie o luce. Il suo augurio è la coscienza
di essere vincolati a tutti gli esseri. Fenomeni atmosferici tali come i
lampi, i tuoni, il brillio delle stelle, il passaggio di un uccello
predatore veloce nel cielo interno ed esterno. Non c'è stanchezza come
se il timore si fosse fermato, nessun fenomeno esterno ti perturba, puoi
stare in una posizione corporea quasi senza respirare. Le mosche, le
api, il colibrì vengono a provare il cuore di quel fiore. Suona il
caracol e le ossa si elevano dalla dimenticanza. È una arresa totale
dove l'amore pe tutti gli esseri emana incodizionalmente. Nella
coscienza solare c'è una pausa nel sistema di interpretazione, non c'è
più discriminazione, non più giudizio. È il tronco dell'albero che estende i suoi rami alle quattro direzioni del mondo.
E' il Tonalokan il tuo abitat quotidiano?
Quali sono le forme reiterative di giudicare ciò di cui ti nutri?
La pratica di non interpretare è il colpo di grazia all'ego ed è l'ascesa più importante.
Prima di questa pratica le diverse astinenze sono come un gioco di bambini senza innocenza.
Nello spazio delle stelle –Tamoanchan, la coscienza si presenta sveglia e non hai bisogno di sbattere le palpebre; nasce il Itstika, il risvegliato.
Il suo augurio è l'amore e la saggezza che sgorga spontanea e il suo
simbolo è l'albero visto come una figura di drago allacciato da uno o
due serpenti.
Renderci conto che il mondo è come un sogno e viverlo come tale, è
aver scoperto la nostra dimora nel mezzo di tutte le trasformazioni. Il
sapore dell'atemporalità bacia teneramente tutti i riflessi. Essi sono i
primi fiori che offre l'albero sacro.
"Questo è quello che ci hanno detto gli anziani: in verità nessuno
esce dal Tamoanchan, il luogo dello Spirito. Non è chiaro che cosa ci
facciamo qui, è una burla la nostra istanza sulla terra!" (Codice
Fiorentino VI)
Sono finite le domande?
Nel corpo di luce-Nawalli, la coscienza trattiene le caratteristiche
individuali mentre non si lascia attrarre, sedurre o atterrare dalle
visioni dei differenti stati di trasformazione della percezione e senza
diluirsi nella coscienza dell'aquila. Da qui sorge il Moyokiyani, colui
che si inventa a se stesso, colui che è il sovrano del propio mondo mentale.
Il suo simbolo è la rottura dell'albero di Tamoanchan, è il volo nella
libertà. È il frutto dell'albero sacro che si condivide con tutti gli
esseri, è un nuovo sole nel mondo, è una stella nel cielo che risplende
nella Coscienza. (Kinam. Frank Díaz, comentarios de Carlos Castillejos)
Niente da dire, niente da insegnare?
Andiamo spontaneamente, senza pretese, dove c'è bisogno di noi?
Abbiamo piena fiducia nell'Intento dello Spirito?
Orazione del guerriero. Mi consegno nudo al vento - o chi
per esso – anche se non mi fonderò con il sole, ho fiducia nel potere di
questo flusso sconosciuto che chiamiamo destino. È inutile attaccarmi a
qualcosa, neppure a un pensiero astratto. Così vedrò quel che non vedo e
mi ricorderò di quel che non so. Con serenità l'aquila ride di quello
che ancora credo di essere, rido con lei e assaporo il fiore del
silenzio che include la libertà.
Lettura per rifletter-ci.
" Loro hanno risposto per tutte le cose e lo hanno fatto come
esseri illuminati... lo porteremo alla luce perchè non c'è posto dove
vedere un Libro del Consiglio così chiamato. Esiste il libro originale e
la antica scrittura, ma chi lo vorrà vedere e usare per misurarlo, esso
nasconderà il volto. Esso ha bisogno di una lunga narrazione perchè si
compia con la illuminazione di tutto il cielo e la terra." Popol Vuh
"Tutto è in silenzio e oscurità. Vuota
la estensione del cielo, il mare nella calma. Allora venne la parole del
serpente impiumato che nascondeva il volto tra piume verdi e azzurre. "
Popol Vuh
"Allora il cuore del cielo soffiò un respiro sugli occhi (dei primi
uomini), i quali rimasero appannati come quando si soffia sulla luna di
uno specchio, e si oscurarono." Popol Vuh
"Nessun altro lo fece; lui stesso alzando le braccia si incendiò. Il
suo cuore toccò il picco tra le fiamme, rifulgente come una giada
preziosa, ed entrò nel cielo" (Annali di Cuauhtitlán)
L'errore più profondo dei guerrieri
immaturi è che tendono a dimenticare la meraviglia di quel che vedono.
Li annoia il fatto di vedere e credono che quel conta è il loro talento.
Un guerriero deve essere un esperto di disciplina con il fine di
superare la quasi invincibile pigrizia della nostra condizione umana.
Più importante di ciò che vede, è quello che il guerriero fa con quel
che vede. (Carlos Castaneda)