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20.08.2013
I TOLTECHI NELL’OPERA DI CARLOS CASTANEDA

chi è un tolteca?

 “Sei anche tu uno dei nostri. Capisci cosa voglio dire? Non credere a quello che ti dicono. Fai parte di noi. Le streghe non sanno che il Nagual ci ha raccontato tutto. Credono di essere le uniche a sapere. Ci sono costati due toltechi per farci diventare quello che siamo. Siamo figli di entrambi. Quelle streghe…

Aspetta, aspetta, Pablito – dissi, tappandogli la bocca.
Si zittì, apparentemente spaventato per la rapidità del mio movimento.

Cosa vuoi farmi intendere con questa cosa che ci sono costati 2 toltechi per crearci?

Il Nagual ci ha fatto sapere che eravamo toltechi. Tutti noi siamo toltechi. Secondo lui un tolteca è un recettore e conservatore di misteri. Il Nagual e Gennaro sono toltechi. Ci hanno dato la loro luminosità e i loro misteri. Abbiamo ricevuto i loro misteri e ora li conserviamo”.

L’uso che faceva della parola “tolteca” mi sconcertava. Io potevo familiarizzare unicamente con il suo significato antropologico che si riferisce sempre alla cultura di un popolo di lingua nahuatl del centro e sud del Messico, popoli che si estinsero nei tempi della Conquista.
Perché ci chiamava toltechi? – chiesi senza sapere cos’altro dire.
Perché questo è quel che siamo. Invece di dire che eravamo stregoni o fattucchieri, lui diceva che eravamo toltechi.
Io vivevo nella città di Tula. Conosco quelle piramidi come il palmo della mia mano. Il nagual mi disse che anche lui ha vissuto lì. Sapeva tutto sulle piramidi. Anche lui era un tolteca. Capì allora che qualcos’altro oltre la curiosità mi aveva fatto andare alla zona archeologica di Tula. La ragione principale per la quale avevo accettato l’invito del mio amico era perché era la prima volta che incontravo la Gorda e gli altri, mi dissero qualcosa che don Juan non aveva mai menzionato: che lui si considerava un discendente naturale dei toltechi. Tula fu l’antico epicentro dell’impero tolteca.

Don Juan mi fece capire che quella maestria era la versione moderna di un’antichissima tradizione che lui chiamava la tradizione degli antichi videnti toltechi.

- Molto tempo prima che gli spagnoli arrivassero in Messico – disse – esistevano straordinari veggenti toltechi, uomini capaci di atti inconcepibili. Erano l’ultima fascia di una catena di conoscenza che durò per migliaia di anni. Questi veggenti toltechi furono uomini straordinari, stregoni poderosi, ossessionati dal desiderio di svelare misteri e possedettero conoscenze segrete che utilizzavano per colpire e soggiogare coloro che cadevano nelle loro mani. Sapevano come catturare l’attenzione delle loro vittime e fissarla dove volevano.
I veggenti toltechi, di fatto, furono i maestri supremi dell’arte di essere coscienti di esistere.
Quando dico che sapevano come attirare l’attenzione delle loro vittime, voglio dire che la loro conoscenza e le loro pratiche segrete permettevano loro di rompere il mistero di essere coscienti di esistere.
Don Juan spiegò allora che l’uso che faceva del termine “tolteca” non corrispondeva
all’uso che gli davo io. Per me, l’impero tolteca, significava una cultura. Per lui, il termine “tolteca” significava “uomo di conoscenza”.
Disse che nell’epoca a cui si riferiva, secoli o chissà millenni prima della Conquista spagnola, tutti gli uomini di conoscenza vivevano in una stessa area geografica, al nord e al sud della valle del Messico e che si dedicavano a occupazioni specifiche: curare, stregare, scrivere, ballare, fare oracoli, preparare alimenti e bevande. Tali occupazioni fomentavano una conoscenza specifica, una conoscenza che li differenziava dall’uomo comune e corrente. D’altra parte, questi toltechi erano persone che si collocavano nella struttura della vita quotidiana come potrebbero farlo ai nostri giorni i medici, gli artisti, i maestri, i sacerdoti e gli uomini d’affari. Praticavano le loro professioni sotto uno stretto controllo di confraternite organizzate ed erano esperti influenti tanto da dominare quasi tutte le aree sociali.

I conquistatori – continuò – s’impossessarono del mondo tolteca, si impossessarono di tutto, però non impararono mai a “vedere”.
“Perché credi che non impararono mai a “vedere” – chiese
“Perché copiarono il procedimento dei veggenti toltechi senza possederne la conoscenza. Ancor oggi esistono stregoni in Messico, discendenti dai conquistatori, che continuano a imitare i toltechi, ma non sanno quel che fanno, o quel che dicono, perché non sono veggenti.

Chi furono quei conquistatori, Don Juan?

“Altri Indios – disse – quando arrivarono gli spagnoli, gli antichi veggenti erano già spariti da secoli.
Il nostro raziocinio, da solo, non può darci una risposta alla ragione della nostra esistenza. Ogni volta che cerchi di farlo, la conclusione è sempre un fatto di fede e di credo. Gli antichi veggenti toltechi presero un altro cammino, e arrivarono ad un’altra conclusione che non ha niente a che vedere con la fede e con il credo.
 
Si dilungò sulla trama e i mattoni oscuri che obbedivano a un vecchio disegno tolteca, collocato da Isidoro Naltazar, disegno che univa generazioni di stregoni e “in-sognatori” attraverso le età in un marasma di segreti e aneli di poteri…
Il suo insegnamento, o meglio la tradizione dei veggenti al quale lui apparteneva, si basa sul concetto che l’universo è duale, è formato da due forze che gli antichi veggenti simbolizzavano come due serpenti che si legavano tra loro. Ma queste forze non avevano niente a che vedere con le dualità che chiamiamo bene e male, Dio e diavolo, positivo e negativo, o qualsiasi altro tipo di opposizione alla quale potremmo pensare coerentemente. Esse formano una inspiegabile onda di energia che i toltechi denominarono il tonal e il nagual.
Questo speciale tipo di attenzione la chiamarono “in-sogno” e la usarono per esplorare deliberatamente l’energia oscura ed entrare in contatto con la fonte dell’universo. In questa maniera l’osservazione iniziale dei saggi toltechi divenne una conoscenza pratica.

Il tema delle piante sacre è molto delicato. Devi abbandonare la visione folklorica che ha quasi tutto il mondo rispetto agli stregoni. I veri guerrieri toltechi non sono fanatici di doping né di altro. La loro condotta è strettamente dettata dall’impeccabilità.
Gli insegnamenti toltechi enfatizzano l’in-sognare. Non importa come lo si descriva, il loro risultato è convertire il caso percettivo di un sogno comune in uno spazio pratico dove possiamo attuare intelligentemente.

Questo tipo di attenzione, su un animale per esempio, dà come risultato un trofeo di caccia. Se lo applicassimo su un’altra persona produce un cliente, un discepolo o un innamoramento. E se fosse su un essere inorganico, ci proporzionerebbe quello che gli stregoni chiamano “un alleato”. Solo se applichiamo l’intento su noi stessi, può essere considerata un’arte tolteca perché allora produce qualcosa di prezioso: la coscienza.

Il potere di questa visione è arrivato fino ad oggi. Tutti i naguales che conosco furono toltechi, ossia veri artisti. Unirono il controllo impeccabile delle loro emozioni con l’elevata sensibilità estetica che proporzionavano loro le esperienze di coscienza.
Il risultato fu un’inaudita capacità di comunicare sensazioni e di chiarire esperienze con le quali altri uomini si complicavano la vita per poi finire balbettando incoerenze.

“Tutto quello che vuoi sapere sul tuo paese, vai e scoprilo da solo. Come messicano ti dico che tu sei il più indicato per recuperare il messaggio tolteca. Questo è il tuo compito, il tuo compromesso davanti al mondo. Se sei così pigro da non potertelo assumere, qualcun altro lo farà”.
Ha aggiunto che la scienza moderna non è riuscita a penetrare nell’insegnamento tolteca perché non possiede la metodologia appropriata, non perché i principi dello stregone e dello scienziato siano intrinsecamente incompatibili.
Al contrario di quello che molti pensano, la necessità di corroborare non è una esclusiva della cultura occidentale, è anche un imperativo della tradizione tolteca. Il nagualismo, come sistema ideologico non si basa su dogmi ma su esperienze personali di generazioni di praticanti. Sarebbe assurdo considerare che tutte queste persone, durante migliaia di anni, avessero depositato la loro fiducia su semplici frottole.
Il loro punto di partenza è la sperimentazione, si può dire che il nagualismo non è una forma di credenza ma una scienza.
L’ironico è che, di fatto, gli esseri umani si dividono in due gruppi: quelli che sprecano la loro energia e quelli che la conservano. A questi ultimi puoi chiamarli stregoni, totechi, iniziati, è uguale che abbiamo un maestro oppure no. La loro realtà luminosa è tale che sono a un passo dalla libertà. Quello che nessuno può insegnar loro, i guerrieri lo ottengono da sé stessi ascoltando il comando del loro silenzioso spirito.
Quindi, la regola per i veggenti della nuova era è la preparazione, questo è il sigillo che fa la differenza. Non solo devono prepararsi nell’arte della stregoneria ma devono coltivare la loro mente al fine di sapere e di comprendere tutto. L’intelletto oggi è la consolazione del tolteca, così come una volta lo fu l’affezione per il rituale.

Col passo del tempo, l’anziano lo prese come apprendista e lo introdusse in una dimensione totalmente sconosciuta per l’uomo moderno: la saggezza tradizionale degli antichi veggenti toltechi, comunemente conosciuta come stregoneria o nagualismo.
Il nagualismo è stato per migliaia di anni una pratica socialmente accettata così come da noi lo è la religione, o la scienza. Con il tempo, i suoi postulati guadagnarono in astrazione e sintesi diventando una specie di proposta filosofica i cui praticanti portavano il nome di toltechi.

I toltechi non erano quelli che comunente chiamiamo stregoni, voglio dire, individui che usano forze soprannaturali per far danno ad altri, ma uomini e donne estremamente disciplinati e interessati nei complessi aspetti dell’essere coscienti.
Una delle loro scoperte più rilevanti fu che gli esseri umani possedevano una configurazione luminosa o campo energetico intorno al nostro corpo fisico. Videro che alcune persone nascono con una configurazione speciale divisa in due parti. Questi li chiamavano Naguales ossia “persone duplicate”. Per la loro particolare conformazione, il nagual ha più potenzialità che la maggior parte delle persone. Videro anche che a causa della sua doppiezza ed eccezionale energia essi sono leaders naturali.
La Gorda affermò che trattenere le immagini dei sogni era un’arte tolteca.

Publicato da Yeitekpatl
Traduzione: Alessandra Comneno

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